Che la prendi dalla testa o dalla coda questa Nazionale parla napoletano. Che cominci dal capitano Fabio Cannavaro o cerchi l’ultimo convocato (il 65° di Roberto Donadoni) Raffaele Palladino, la carta d’identità è sempre partenopea.
Il vecchio e il giovane discutono dei gravi problemi che affliggono il nostro calcio, ma non dimenticano il richiamo del cuore: il Napoli, la squadra per la quale hanno sempre tifato. Gli ultimi risultati deludenti degli azzurri, che contrastano con buone prestazioni di squadra, aprono un dibattito: la formazione di Edy Reja può puntare alla zona Uefa oppure deve pensare solo a salvarsi?
Fabio Cannavaro, che sabato a Glasgow raggiungerà il mitico Dino Zoff toccando le 112 presenze in Nazionale, ha le idee chiare in merito: "La squadra è buona, gioca un calcio piacevole ed ha dei giovani con grandi prospettive. Però conosco bene l’ambiente, che in certe situazioni diventa "nemico".
Mi spiego, i tifosi assicurano un entusiasmo e una spinta eccezionali al Napoli. Ma qui siamo di fronte a un gruppo giovane e per certi versi inesperto che può risentirne sotto l’aspetto psicologico. Ci sta che i tifosi sognino. Però ho notato che da qualche settimana si parla quasi esclusivamente di coppa Uefa da conquistare".
Fabio articola ulteriormente il concetto: "Io credo che in effetti il Napoli possa puntare a quelle posizioni di classifica. Ma prima deve pensare esclusivamente a salvarsi. Questo è il primo e unico obiettivo e su questo bisogna rimanere concentrati. Poi, molto più avanti in campionato, quando si avrà la certezza di aver mantenuto la serie A si potrà guardare più in alto. Parlarne adesso può solo far danni".
Da Madrid il capitano azzurro segue con attenzione le prestazioni del fratello Paolo e dei suoi compagni: "Non c’è dubbio che le ultime prestazioni avrebbero meritato qualche punto in più. Ma credo che al di là della sfortuna abbia pesato negli equilibri l’assenza di un centrocampista esperto e di sostanza come Manuele Blasi. Speriamo recuperi presto e che la squadra ritrovi la vittoria già alla ripresa contro il Catania al San Paolo".
Il debuttante Palladino sogna di cominciare a collezionare la prima presenza, rispetto al capitano e paesano. Raffaele è di Mugnano e tiene molto alle sue origini. Ancora ha negli occhi e nella mente la sfida del San Paolo con la sua Juve: "Al di là degli episodi dei rigori, di cui si è parlato tanto, sinceramente sono rimasto sorpreso dal rendimento degli azzurri.
Alla fine della campagna acquisti, in agosto, non pensavo che il Napoli fosse così forte. Invece, e non solo per il risultato, contro di noi ha espresso un buon calcio. Ho potuto ammirare una squadra umile e aggressiva, ben guidata da un tecnico esperto e costruita con acume da una società sana e con idee chiare.
Giovani come Hamsik, Gargano e Lavezzi sono già delle certezze e non c’è dubbio che gli innesti di Blasi e Zalayeta abbia conferito anche quell’esperienza indispensabile per essere più competitivi". E l’Uefa? "Non so se riusciranno a restare in quella zona di classifica. Ma di sicuro è una squadra che può continuare a stupire con la sua freschezza. E io da napoletano non posso che augurarmelo".
Raffaele è contento per un altro aspetto: "Prima in Nazionale c’era la tradizione dei difensori napoletani: da Ferrara a Cannavaro. Ora con Di Natale, Quagliarella, Foggia e il sottoscritto anche in attacco si parla la nostra lingua. Per noi è un motivo di orgoglio. La dimostrazione che esiste una scuola calcistica partenopea molto valida".
Redazione (Gazzetta.it)
mercoledì 14 novembre 2007
"Parlamm ’ e ci capimm'", La Nazionale parla napoletano
Pubblicato da Nando alle 12:04
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